Infrastrutture critiche: cosa sono e come proteggerle

Le infrastrutture critiche sono risorse, sistemi e reti complesse, fisiche o virtuali, di vitale importanza per il funzionamento di una società. Esse, infatti, rappresentano il cuore pulsante di una nazione, ed includono, ad esempio, infrastrutture energetiche, bancarie, sanitarie, delle telecomunicazioni e della gestione delle acque. La loro protezione è una priorità assoluta, poiché un’interruzione o un attacco mirato potrebbe avere conseguenze devastanti sulla sicurezza pubblica, sull’economia e sulla stabilità sociale. La crescente dipendenza da sistemi digitali e interconnessi ha amplificato il livello di rischio, rendendo le infrastrutture critiche bersagli sempre più appetibili per attori malevoli.

In questo contesto, la Direttiva CER (Critical Entities Resilience), sulla Resilienza delle Entità Critiche, emanata dall’Unione Europea nel 2022, risponde alla necessità, riconosciuta come prioritaria, di garantire la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture critiche stesse. Insieme alla Direttiva Nis2, la Direttiva CER rientra tra gli obiettivi dell’Europa di ottenere un livello più alto di sicurezza informatica di tali infrastrutture a livello comunitario.

Questo quadro normativo impone alle organizzazioni che gestiscono infrastrutture critiche di adottare misure preventive, identificare vulnerabilità e sviluppare piani di emergenza efficaci per contrastare le possibili minacce.

Quali sono le principali minacce?

Le minacce alle infrastrutture critiche possono assumere forme diverse e derivare sia da fattori esterni che da fattori interni. Tra le principali minacce possiamo identificare:

  • Attacchi informatici, spesso condotti da gruppi criminali o stati ostili, che prendono di mira i sistemi IT con l’obiettivo di sottrarre dati sensibili, interrompere i servizi o diffondere malware. Le tecniche di attacco possono includere ransomware, phishing e Distributed Denial of Service (DDoS).
  • Attacchi fisici, che possono includere sabotaggi, atti terroristici o intrusioni mirate a danneggiare strutture strategiche. Tra gli obiettivi principali vi sono reti elettriche, sistemi di trasporto e centri di comunicazione.
  • Errori umani e guasti tecnici, spesso sottovalutati, ma ugualmente pericolosi. Un errore nella gestione dei sistemi di sicurezza o una configurazione errata può aprire la porta a vulnerabilità sfruttabili da attaccanti.
  • Eventi naturali, come terremoti, alluvioni, incendi e tempeste, che possono compromettere la stabilità operativa delle infrastrutture. L’adattamento ai cambiamenti climatici sta diventando sempre più essenziale per garantire la resilienza di queste infrastrutture.

Come proteggere le infrastrutture critiche?

La protezione delle infrastrutture critiche richiede un approccio multilivello che combini misure tecnologiche, organizzative e procedurali. La Direttiva CER, in particolare, pone l’accento sulla necessità di una gestione del rischio strutturata e periodica. Alcune delle misure fondamentali includono:

  • Sicurezza informatica avanzata: le organizzazioni devono adottare soluzioni di protezione all’avanguardia, tra cui firewall di nuova generazione, sistemi di rilevamento delle intrusioni (IDS/IPS) e crittografia avanzata. È essenziale anche implementare strategie di backup regolari per garantire il ripristino rapido dei sistemi in caso di compromissione.
  • Protezione fisica delle strutture: le infrastrutture devono essere dotate di sistemi di sicurezza avanzati, tra i quali di sistemi antintrusione, videosorveglianza e controllo accessi per mitigare la possibilità di accesso di personale non autorizzato. La segmentazione degli spazi e la protezione degli asset critici possono ridurre il rischio di attacchi mirati.
  • Piani di resilienza: ogni organizzazione deve sviluppare e periodicamente rivedere e aggiornare piani di resilienza che contengano misure per mitigare i rischi identificati, al fine di poter garantire la continuità operativa delle infrastrutture critiche. Questi piani devono includere, tra gli altri:
    • Piani di continuità operativa (Business Continuity Plan), che delinea come un’azienda potrà continuare ad operare durante un’interruzione non pianificata del servizio (es. attacco informatico, disastro naturale o altre interruzioni delle attività)
    • Piani di gestione delle emergenze e/o crisi, ovvero un insieme strutturato di linee guida e procedure per rispondere e gestire in maniera efficace a eventi straordinari/di emeergenza e/o situazioni di crisi, che potrebbero interrompere l’operatività o mettere a rischio la sicurezza delle persone, della proprietà e/o la reputazione dell’organizzazione.
  • Formazione e sensibilizzazione del personale: uno degli aspetti più critici nella gestione della sicurezza è il fattore umano. La formazione continua dei dipendenti sulle best practice di sicurezza, sul riconoscimento delle minacce, fisiche ed informatiche, e sulla gestione delle emergenze e degli eventi di crisi è fondamentale per ridurre i rischi.
  • Monitoraggio e condivisione delle informazioni: la collaborazione tra enti pubblici e privati è essenziale per scambiare informazioni sulle minacce emergenti. L’adozione di sistemi di threat intelligence e la partecipazione a network di sicurezza permettono di individuare in anticipo potenziali attacchi.

Conclusione

La protezione delle infrastrutture critiche rappresenta un tema prioritario, sia per la sicurezza nazionale che per quella economica. Richiede un impegno costante da parte di governi, aziende e istituzioni, oltre all’adozione di strategie avanzate di sicurezza. La Direttiva CER fornisce un quadro normativo solido per rafforzare la resilienza di queste infrastrutture, ma solo attraverso investimenti continui tra cui, in particolare, in tecnologie di sicurezza, formazione del personale e sviluppo di piani di emergenza, diventa possibile garantire la stabilità e la sicurezza della società nel suo complesso.

Investire nella protezione delle infrastrutture critiche significa garantire la continuità dei servizi essenziali e proteggere il benessere economico e sociale di un’intera nazione. La crescente sofisticazione delle minacce impone un approccio dinamico e proattivo, capace di anticipare i rischi e mitigare i potenziali impatti prima che si trasformino in crisi reali.

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